GIANLUCA GAROFALO

Materiale: verrà fornito dall’organizzazione

 

UNA STORIA DI ILLUSTRAZIONE (DIMOSTRAZIONE)

Luogo: Seminarino

Data: Sabato 24 settembre 

Ora: 10.30-12.30

Descrizione:

“…Suggerimenti visivi che alludono a infinite altre storie che non hanno trovato spazio sulla pagina ma pure da
qualche parte, in qualche tempo, devono essere avvenute, sebbene nessuno le abbia imprigionate nella
gabbia di un discorso, e continuano a vivere nell’eterno limbo del possibile.”
Martino Negri

Parole e figure: i binari dell’immaginazione.

Una storia di illustrazione che si rispetti dovrebbe, prima ancora del “c’era una volta”, raccontare cosa sia
l’illustrazione. Quasi avendo l’urgenza di avvisare e mettere in guardia, ad evitare fraintendimenti.
La citazione che avete appena letto, a suo modo, dà una definizione piuttosto realistica della cosa, anche se,
si capisce, lascia aperta la porta ad un numero imprecisato di ragionevoli dubbi.
È proprio tra questi dubbi che questa storia vuole dipanarsi, a cercare la consapevolezza che l’illustrazione è
un racconto vero e proprio e che, volendo, potrebbe essere totalmente autosufficiente, persino indipendente,
e affrancarsi del tutto dal legame con il testo.
Mai sentito parlare di silent book?
Una storia, però, per essere tale, per essere compresa, ha bisogno di utilizzare un linguaggio, con il suo
codice, con le sue regole grammaticali, che rendano univoca la relazione tra significante e significato.

• Alcuni concetti di percezione visiva
• Altri di psicologia della forma
• Semiotica delle immagini
• Una teoria della discontinuità o dei contrasti e dove trovarla
• Centri e vettori, un salto nella gestalt
• Chi va e chi torna, l’inerzia visiva
• Finito o infinito
• Neutro o interagente
• Il testo e l’immagine, una storia di amore odio

 

DISCONTINUITÀ E  CONTRASTI (CONFERENZA)

Luogo: Teatro S.Andrea

Data: Domenica 25 settembre 

Ora: 14.30-16.30

Descrizione:

Il fatto è che tutto viene fuori dalla retina.
Le immagini, intendo, e il modo in cui noi le percepiamo. È la retina che manda segnali al
nostro cervello e ci fa vedere oltre che percepire, per poi guardare e, magari, interpretare.
E tutta questa roba pazzesca succede grazie a tre interruttori. Tre interruttori on/off,
proprio come quelli che abbiamo in casa per accendere la luce. Non proprio uguali, certo,
ma idealmente funzionanti allo stesso modo. Non come un potenziometro, di quelli che
girando gradualmente si passa dalla luce più debole alla luce più forte, ma proprio come
qualcosa che ci dica c’è o non c’è. Oppure, ancora meglio, se c’è questo non può esserci
quest’altro.
Fine.
Se un leopardo migrava verso il nord, per sopravvivere e prosperare aveva bisogno di
attendere quella mutazione genetica, frutto di caso e necessità, che generasse un
leopardo con una pelliccia più lunga e più chiara. Un’infinità di tempo, ragazzi!
L’Uomo, al contrario, con una certa quale baldanza, non ha atteso di diventare più peloso
per resistere al freddo, ha ucciso il leopardo geneticamente mutato e si è coperto con la
sua pelliccia.
Per quanto possa sembrare assurdo, tutto questo successo è anche il frutto della
capacità di interpretare velocemente e in modo ottimale, il segnale proveniente da quei
tre interruttori che, combinati tra loro, hanno continuato a segnalare semplicemente “c’è”
o “non c’è” e, di conseguenza, la presenza o meno di una discontinuità.
Tre interruttori, uno per il bianco e il nero, uno per il giallo e il blu, uno per il rosso e il
verde. Un cervello ad interpretare questi dati ed ecco che siamo in grado di dare una
forma e, soprattutto, un colore, al mondo che ci circonda. Siamo in grado, di giorno, di
individuare il leopardo tra la neve, cacciarlo e coprirci con la sua pelliccia.
Questo è uno dei motivi per cui siamo così sensibili alle discontinuità o, per dirla in un
modo più legato al mondo delle immagini, ai contrasti.
Parleremo di contrasti e del curioso fatto che siano una componente fondamentale del
linguaggio figurato, per immagini.
Un punto da cui partire per sapere in che modo ci si può far capire molto bene, o molto
male, con un’illustrazione.

Bio

Gianluca Garofalo, classe ’68, si è diplomato nel 1985 al liceo artistico statale di Roma, e subito dopo si è trasferito a Perugia, per seguire il corso di laurea in veterinaria per fare il “dottore di campagna”.
Sufficientemente annoiato, dopo cinque anni è tornato a Roma: degli animali preferiva illustrare l’anima (parola grossa, ma in un certo senso visibile), più che curarne i malanni. A Roma ha frequentato la facoltà di Architettura.
Nel 2000 è stato selezionato per partecipare alla ILLUSTRATORS EXHIBITION della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, sia nella sezione fiction, che in quella non fiction, dove ha avuto il piacere di vedersi assegnata la copertina del catalogo.
Collabora con diverse scuole, tenendo laboratori di percezione visiva, disegno e illustrazione per bambini e ragazzi.
Ha fondato, insieme ad altri tre professionisti, lo studio di progetti editoriali C.atWork (Creatives at Work).

Lavora con diversi editori sparsi in tutto il mondo:
Soleil Prod, Ankama, Hoepli, Giunti, Giunti Progetti Educativi, Giunti Kids, Mondadori, Gruppo Editoriale De Agostini, Helbling Languages, Pearson Paravia Bruno Mondadori, Pearson Educational, Nottetempo, Blackat, Oxford University Press, Dorling Kindersley, Templar
Publishing, Fernleigh Publishing, Istituto della Enciclopedia Italiana – Treccani, Nord-Sud, Ravensburger, Il Castoro, Il Battello a Vapore, Bonnier Carlsen, Coppenrath Verlag, Editions Pocket Jeunesse, Dark Jem, A&C Black, Kyowon, Siphano Picture Book, La Margherita , Ars
Verlag, T-Scrivo Edizioni, Profil international, DoGi, Friederich Reinhardt Verlag, Založba Kres, Sello Editorial, Lumen Editorial, Sjaloom, Sudamericana, 24 Ore, ENEL Green Power, Golder,  Associates, SNAM.


Con le riviste:
il Manifesto, TV Sorrisi e Canzoni, Young 18, Tre fate per amiche, Stregatti.